ARANCINO/A E CAMPANILISMO
ARANCINO/A E CAMPANILISMO
Fonte Foto: Antonino Rampulla
Le principali città siciliane sembrano ammalate di una cronica sindrome di superiorità le une rispetto alle altre. Ciascuna decanta le proprie origini più antiche e altisonanti, una maggiore importanza storica e una sicilianità più autentica. Questa rivalità si traduce nella maggior parte dei casi in un divertente folklore.
Curiosando sul web mi sono imbattuto in una serie di articoli riguardanti la diatriba sul genere dell’arancino: sembra che, almeno in rete, sia questione parecchio dibattuta. Contestualmente mi sono ritrovato sullo schermo la foto della fashion blogger Chiara Ferragni nell’intento di degustare un arancino a Taormina insieme al proprio fidanzato, il famoso rapper Fedez. Si tratta di un post su instagram in cui definisce gli arancini una delle sue pietanze preferite. Sotto questa foto, una sfilza di insulti da parte di supporters della declinazione al femminile della pietanza siciliana e teorici del modo corretto di mangiarla (dalla base e non dalla punta). Cari siciliani, ad essere sincero a me viene solo da ringraziare la Ferragni, perché in fin dei conti ha indirettamente solo fatto pubblicità gratuita alla nostra isola. Ma si sa, dietro la tastiera siamo tutti dei giustizieri che non ne perdonano una. Ma che cosa dovrebbe essere perdonato alla Ferragni? A Taormina, come a Catania o a Messina e, in genere, in tutta la parte orientale dell’isola, l’arancino è maschio.

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In realtà, stabilirne il genere significa attribuirne la paternità, cioè esibire un nuovo trofeo nel contesto più ampio di accrescere l’importanza della propria città e, soprattutto, sminuire l’importanza delle rivali, come se fosse la vittoria di un derby calcistico. Perfino l’Accademia della Crusca è stata interpellata per risolvere questa campanilistica diatriba. Ma non è solo questione di genere, è anche questione di forma. A Palermo infatti l’arancina è sferica come le arance da cui potrebbe derivare il nome. E l’influenza araba potrebbe essere la chiave di volta. Tra il IX e l’XI secolo, Palermo è stata capitale della Sicilia araba. Gli arabi importarono l’utilizzo dello zafferano per insaporire e colorare il riso che veniva mangiato appallottolandolo con del condimento a base di carne ovina. Riso, carne (anche se non ovina) e zafferano sono ingredienti degli attuali arancini. Gli arabi erano soliti chiamare tutte le preparazioni a polpetta con nomi di frutti che per la somiglianza della forma li richiamassero. Tuttavia, dall’analisi di altre fonti condotta in quest’articolo dalla Iannizzotto, l’arancino potrebbe essere stato così chiamato non tanto per la forma, quanto per la colorazione che assume con la frittura, che ricorda quella dell’arancia. La frittura potrebbe però essere più facilmente stata introdotta con l’impanatura, quale soluzione della corte palermitana di Federico II per l’esigenza di fare del riso un cibo da asporto da mangiare durante viaggi, battute di caccia o lavori in campagna. In ogni caso si tratta solo di ipotesi e non di certezze storiche.

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A Palermo la tradizione vuole che le arancine siano preparate per la festa di Santa Lucia. Ma a Palermo, così come a Siracusa e in altre città siciliane, per Santa Lucia si prepara anche la cuccìa, un dolce a base di grano. Palermo e Siracusa condividono una medesima leggenda, ossia che la Santa, a Palermo nel 1646, a Siracusa nel 1763, abbia salvato le città dalla carestia facendo approdare nei rispettivi porti una nave carica di grano. In onore della Santa venne quindi preparato questo dolce di grano. Un Dizionario siciliano-italiano del 1857 definisce arancinu, al maschile, la “vivanda di riso dolce alla forma della melarancia”, quindi a un dolce più simile a una messinese sfince di riso che all’arancino salato che conosciamo. E se l’arancino avesse origini, com’è molto più probabile, più recenti e fosse una variante con riso della cuccìa? Storicamente non è infrequente la trasformazione di pietanze da dolci a salate.

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Se per i palermitani le arancine sono sferiche per via della forma delle arance, per i catanesi gli arancini sono conici come tributo all’Etna. Anche quelli messinesi e siracusani sono conici, ma non farebbero mai propria la motivazione catanese… Ad avere forme alternative sono gli arancini non tradizionali. Quelli tradizionali a Palermo sono alla carne, a Catania al ragù e a Messina al sugo: di fatto ricette tra loro molto simili, con piccole variazioni.
Ma qual è la versione più buona? In ogni città siciliana ci sono rosticcerie che propongono ottime versioni dell’arancino/a tradizionale. Stabilire in quale città si fanno gli arancini più buoni è solo una forzata questione campanilistica, così come aggrapparsi a labili indizi storici per attribuirsene la paternità decretando una volta per tutte se sia maschio o femmina...
Fonte Testo: Antonino Rampulla
ARCHIVIO NEWS
CART RUTS MODELLATE SU ROCCIA MORBIDA? CART RUTS MODELLATE SU ROCCIA MORBIDA?
Torna a CREMAGLIERA O ALLOGGIAMENTO PER GLI ZOCCOLI? Alcune cart ruts di contrada Targia, a Siracusa, e la maggior parte delle cart ruts di Granatari Vecchi, a Rosolini, danno l’impressione di essere state impresse, modellate, su una roccia all’origine viscosa, non del tutto solida. Per quanto assurda possa sembrare quest’ipotesi, in particolare a Granatari Vecchi, la morbidezza delle forme e l’uniformità quanto meno anomala del banco roccioso, come se si trattasse di una gettata di cemento, che ospita le cart ruts, è un unicum rispetto al contesto litico in zona. A Targia tale fenomeno è meno impressionante ma se si considerano le cart ruts essenzialmente carraie, quindi strade solcate derivanti indirettamente dal passaggio ripetuto dei carri lungo il medesimo tragitto, non si comprende il motivo per cui tale uniformità e levigazione sia presente, nella maggior parte...
CREMAGLIERA O ALLOGGIAMENTO PER GLI ZOCCOLI? CREMAGLIERA O ALLOGGIAMENTO PER GLI ZOCCOLI?
Torna a CART RUTS TRANCIATE DA CAVE D’ESTRAZIONE In presenza di pendenze, anche leggere, in alcune cart ruts in contrada Targia, a Siracusa, si rilevano dei fori centrali dal diametro tra 30 e 50 centimetri e dalla profondità di 15-20 centimetri, distanti tra loro circa 50 centimetri. Non appare perfettamente regolare né la posizione (non sono esattamente al centro della carraia e perfettamente allineati tra loro), né la forma: o lo scorrere del tempo e l’eventuale usura ne hanno modificato profondamente l’originaria forma o, semplicemente, non hanno mai avuto una sistematica regolarità. Tuttavia lo sfalsamento di posizione tra un foro è l’altro, non è mai completamente “fuori asse”: c’è sempre una porzione larga una ventina di centimetri che coincide con la medesima porzione del foro precedente e susseguente. I fori meglio conservati e più definiti si...
CART RUTS TRANCIATE DA CAVE D’ESTRAZIONE CART RUTS TRANCIATE DA CAVE D’ESTRAZIONE
Torna a CART RUTS E QUALCHE SPORGENZA DI TROPPO Salto ogni preambolo, rimandando a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale. La facile tendenza accademica è stata, nella maggior parte dei casi riguardanti le cart ruts, quella di considerarle in funzione delle latomie, ossia delle cave, con le quali molto spesso (ad esempio nei casi di contrada Targia o contrada Pizzuta) condividono lo stesso territorio. Secondo tale tesi, le carraie si sarebbero indirettamente create a causa dell’usura della roccia a ogni passaggio di carri o slitte cariche di blocchi di pietra estratti. Non riprendo le argomentazioni fin qui esposte al fine di dimostrare che si tratta di una tesi che a un’analisi approfondita delle cart ruts ha fondamenta poco solide. Tuttavia aggiungo un tassello dimostrando la non plausibilità di una loro connessione in termini...
CART RUTS E QUALCHE SPORGENZA DI TROPPO CART RUTS E QUALCHE SPORGENZA DI TROPPO
Leggi anche LA LEVIGATURA DELLE CART RUTS Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.Vagliando la possibilità che le cart ruts siano state gradualmente scavate dal passaggio di carri trainati da animali da soma, ad esempio coppie di buoi, osservando determinati tratti delle cart ruts presenti in contrada Granatari Vecchi, a Rosolini, e in contrada Pizzuta, a ridosso della Riserva di Vendicari, sorgono due domande: 1. Perché costringere gli animali a passare su asperità e sporgenze alte, rispetto alla base dei solchi, anche 60-70 centimetri? 2. Perché, alla presenza di tali ostacoli, non optare per una deviazione? Per Mottershead, Pearson e Schaefer tali sporgenze si sono manifestate a posteriori, poiché ai tempi dei passaggi dei carri, uno strato di terra ricopriva il banco roccioso, non...
LA LEVIGATURA DELLE CART RUTS LA LEVIGATURA DELLE CART RUTS
Leggi anche I PROBLEMATICI BORDI DEI SOLCHI DELLE CART RUTS Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale. Per procedere a questo paragone ho scelto un probabile capitello e l’angolo di un incavo presente in un blocco delle mura nord di Eloro che parrebbe somigliare a un pinax, cioè a una nicchia che avrebbe ospitato un affresco degli heroa, ma che un’osservazione più accorta rimanda a un sistema funzionale alla presa del blocco tramite un argano a pinza. Entrambi gli elementi sono, come le curt ruts, rimasti per millenni in balia delle intemperie, soggetti quindi a un paragonabile logorio dovuto al passare del tempo. La rifinitura del capitello dovrebbe essere di alto livello, poiché elemento architettonico avente funzione anche estetica. L’incavo, invece, avrebbe dovuto esigere solo una rifinitura...
I PROBLEMATICI BORDI DEI SOLCHI DELLE CART RUTS I PROBLEMATICI BORDI DEI SOLCHI DELLE CART RUTS
Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.Come riscontrabile anche in altri siti nel mondo, in alcune cart ruts da me visitate, in particolare in contrada Cugni a Pachino, in contrada Granati Vecchi a Rosolini e in contrada Targia a Siracusa, si rileva una netta bordatura, una sorta di cornice, a fianco ai solchi, maggiormente marcata esternamente, appena accennata internamente. Le bordature da me misurate hanno una larghezza di 14-20 centimetri e un’altezza di 8-10 centimetri. Non in tutte le cart ruts tali cornici sono presenti o particolarmente evidenti, a prescindere dal grado di usura o degrado. Si riscontrano soprattutto nelle cart ruts dai solchi meno profondi. Come già ampiamente descritto, data la presenza di solchi dalla profondità anche di 65-70 centimetri, le ruote di un eventuale veicolo...
IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (QUARTA PARTE) IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (QUARTA PARTE)
Clicca qui per tornare alla terza parte Clapham Junction Come nel sito maltese Misrah Ghar Il-Kbir, anche nelle contrade Targia e Granatari Vecchi le cart ruts si intersecano e si incrociano in modo simile agli scambi dei binari in una stazione ferroviaria. Il soprannome Clapham Junction che è stato dato da David H. Trump al sito maltese, deriva proprio dalla somiglianza con la nota stazione ferroviaria inglese. Per la Sagona si tratta di solchi agricoli e canali d’acqua, per Mottershead, Pearson e Schaefer si tratta di percorsi abbandonati per via di ostacoli e usura. Non sappiamo ovviamente quale fosse la morfologia del territorio siracusano e rosolinese ai tempi in cui furono tracciate le cart ruts, ma considerando il contesto attuale, di certo non ci sarebbe stato alcun motivo agricolo per realizzarle, data la presenza di terreni fertili, di fonti e corsi d’acqua dolce...
IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (TERZA PARTE) IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (TERZA PARTE)
Clicca qui per tornare alla SECONDA PARTE Considerazioni sulle tesi di Mottershead, Pearson e Schaefer Trovo tale studio estremamente interessante, anche se mi perplime quest’enfasi sulla perdita di durezza della roccia bagnata dato che Malta è fra i territori europei a maggior rischio di desertificazione (come lo è purtroppo anche la zona sud orientale della Sicilia). Non sappiamo esattamente che clima ci fosse a Malta durante la realizzazione delle cart ruts, dato che non sappiamo nemmeno con certezza a che epoca risalgano. In ogni caso, potrebbe essere comprensibile prendere il fattore umidità in forte considerazione, in relazione a un territorio costantemente soggetto a precipitazioni, ma per quale motivo gli antichi maltesi avrebbero dovuto intensamente fare viaggi con carri carichi proprio dopo un acquazzone, con tutti i disagi che per esempio il fango avrebbe...