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In presenza di pendenze, anche leggere, in alcune
cart ruts in contrada Targia, a Siracusa, si rilevano dei fori centrali dal diametro tra 30 e 50 centimetri e dalla profondità di 15-20 centimetri, distanti tra loro circa 50 centimetri. Non appare perfettamente regolare né la posizione (non sono esattamente al centro della
carraia e perfettamente allineati tra loro), né la forma: o lo scorrere del tempo e l’eventuale usura ne hanno modificato profondamente l’originaria forma o, semplicemente, non hanno mai avuto una sistematica regolarità. Tuttavia lo sfalsamento di posizione tra un foro è l’altro, non è mai completamente “fuori asse”: c’è sempre una porzione larga una ventina di centimetri che coincide con la medesima porzione del foro precedente e susseguente. I fori meglio conservati e più definiti si trovano nella
cart ruts usualmente chiamata
Scala Greca, in prossimità della struttura che accademicamente dovrebbe esser stata la
Porta Scea a nord di Siracusa.
Tali fori sarebbero stati scavati per
per consentire a buoi e cavalli di salire e scendere senza scivolare. Leggo anche, nella più nota enciclopedia del web, che tali fori sarebbero proprio le
orme degli zoccoli dei cavalli incisi nella roccia...
Non saprei sinceramente da quale fonte, chi ha redatto la pagina relativa della nota enciclopedia, abbia tratto l’informazione sulle orme, ma l’indicazione sui fori scavati appositamente per permettere il transito in pendenza degli animali, deriva dagli studi che Paolo Orsi condusse al termine del XIX secolo, specificando anche che tale
carraia fosse destinata a un transito a senso unico, ossia che fosse plausibilmente
percorribile solo in salita, probabilmente per la notevole percentuale di pendenza che il percorso acquisisce quando comincia a curvare. Il noto studioso, che tanto bene ha fatto all’archeologia siciliana, certamente a fine ‘800 non poteva disporre di uno strumento come internet, tramite cui operare opportuni confronti con
carraie simili (di cui probabilmente sconosceva l’esistenza) situate anche a migliaia di chilometri di distanza.
L’unica civiltà antica in Sicilia in grado di generare delle
carraie, per Orsi, poteva realisticamente essere solo quella greca. Tuttavia, se avesse potuto disporre delle informazioni di cui oggi possiamo avvalerci tramite un’approfondita ricerca in rete, sarebbe rimasto di quest'opinione? Non a caso, lo stesso Orsi sembrava aver intuito che ci fosse
qualcosa che non quadrava sull’origine di queste
carraie, poiché la loro struttura era in netto contrasto con il tipico modo greco di costruire le strade.
Infatti vi sono
cart ruts estremamente simili a quella siracusana, quindi con un’evidente fila di fori centrali, ovviamente a
Malta, in
Azerbaijan, in
Turchia e perfino in
Arizona. Reputerei superfluo far notare che gli antichi greci non hanno mai colonizzato l’Azerbaijan o l’Arizona, che in Cappadocia l’influenza greca è stata piuttosto flebile, poiché
conditio sine qua non per la fondazione di una
polis era la vicinanza del mare, e che Malta, seppur per un paio di secoli sotto l’influenza greca, non ha mai ospitato insediamenti greci paragonabili per grandezza e magnificenza alle
poleis siciliane e della Magna Grecia.
Sebbene Paolo Orsi fosse ben più che giustificato, mi chiedo come si possa oggi sostenere con incontestabile certezza l’origine greca di tali
amaxitoi odoi…
Tornando ai fori delle
cart ruts, in alcune, in Azerbaijan, sono talmente usurati da tendere a formare un unico avvallamento centrale. Tale fenomeno si riscontra anche in alcuni tratti della
cart ruts siracusana. Alcune
cart ruts, in particolare,
spagnole e francesi presentano invece un unico avvallamento: e se in origine, quest’ultime, avessero avuto un sistema di fori analogo a quello siracusano, poi trasformatosi per logorio in un unico avvallamento, così come suggerito dallo stato delle
cart ruts in Azerbaijan?
Rigettando totalmente, per evidente non corrispondenza, la tesi della creazione indiretta tramite calpestio della roccia da parte degli animali, tali fori hanno certamente un’origine artificiale: sono stati scavati per uno scopo. Francamente reputo discutibile che possano essere serviti per agevolare il transito degli animali da soma (specialmente se disposti a coppie parallele, usualità che si rileva dall’eredità numismatica e artistica del mondo greco e romano) e, in ogni caso, se avessero realmente avuto tale scopo, perché realizzarli anche nei tratti in cui per la poca pendenza non solo sarebbero stati superflui, ma perfino d’ostacolo? In altre parole, se non necessario, perché scavare dei fossetti sul tragitto che degli animali da soma avrebbero dovuto percorrere?
In un tratto della
carraia “Scala Greca” i solchi stessi sembrano un susseguirsi di piccole conche. Si scorgono canalette verticali, appena accennate, lungo i bordi, in corrispondenza di quei fori, indizio di un lieve scorrimento d’acqua verso i solchi. Se fossero stati creati dal semplice lento, occasionale, scorrere della condensa accumulata sulla parte superiore del bordo della carraia, quanto tempo sarebbe occorso per creare quei fori? Inoltre, se tale fenomeno ha interessato anche il sistema di fori centrale, quanto avrebbe inciso nel modificarne la struttura originaria?
A cosa quindi potevano servire quei fori?
Sono dell’idea che storici e archeologi dovrebbero sottoporre le proprie ipotesi rispetto alla funzione che strutture analoghe avrebbero potuto avere, al vaglio di ingegneri o, comunque, di figure professionali con competenze tecniche. Il “limite” dello storico o dell’archeologo al riguardo è proprio il rapportare, ad esempio, un tale sistema di fori solo al quadro storico a cui pregiudizialmente ci si riferisce, finendo per scegliere la soluzione tra una rosa di possibilità accademicamente tollerabili. L’ingegnere procede invece in modo opposto, ossia ricercando prima la soluzione più intuitiva e plausibile, poi verificandone la plausibilità storica.
Essendo anche la mia una formazione universitaria essenzialmente umanistica, ho sottoposto le foto a corredo di tale “lavoro”, al vaglio di amici ingegneri.
Per onestà intellettuale bisogna riconoscere che le ipotesi e le riflessioni scaturite sono inevitabilmente viziate dal pregiudizio di vedere nelle
cart ruts,
sic et simpliciter, delle strade. Potrebbero aver avuto una funzione completamente differente (come ipotizzato, ad esempio, dalla Sagona nel 2004). Tuttavia si è scelto intanto di prenderle in considerazione come
carraie.
Prima ipotesi: sistema frenante
Tale sistema di fori avrebbe potuto servire a puntellare sistematicamente l’eventuale veicolo man mano che avesse percorso dei tratti di salita: facendo scendere un perno nel foro sottostante, come un arcaico freno a mano, il veicolo avrebbe guadagnato il tratto percorso, consentendo alla forza trainante (realisticamente umana o animale) di “ricaricare le energie” prima di procedere con un ulteriore sforzo per percorrere un'altra porzione di tragitto, via via ricollocando il perno nei fori raggiunti.
Tuttavia non si spiega la presenza di fori anche nei tratti in cui la percentuale di pendenza è trascurabile: qui perché non optare per delle meno laboriose e più economiche zeppe?
Né si spiega invece l’assenza di fori in tratti di altre
cart ruts in zona, dalla pendenza paragonabile alla porzione della
carraia “Scala Greca” in cui cominciano a riscontrarsi i fori. Inoltre nelle
cart ruts non siciliane prima citate, in cui è presente un sistema di fori molto simile, non sembra riscontrarsi una percentuale di pendenza elevata.
Seconda ipotesi: sollevamento di pendenza.
Considerando tale sistema una sorta di
cremagliera, sarebbe potuto essere funzionale al procedere di un ipotetico veicolo tramite ruota dentata, azionato da forza animale o umana applicata a un sistema di carrucole, costruito né più né meno che con le medesime conoscenze tecnologiche implicate nella costruzione delle macchine greche per l’edilizia.
Purtroppo nell’opera in cui ci si sarebbe aspettato di trovarne riscontro, data la minuziosità con cui sono state descritte anche le più particolari macchine greche, ossia nel
De Architectura di Vitruvio, di un veicolo dotato di un simile sistema “motore” non c’è neppure un breve accenno.
Dall’analisi delle misure, della disposizione e della distanza media del centro dei fori, un simile veicolo avrebbe dovuto avere una struttura non dissimile dal carro descritto in
Il problema delle cart ruts nella Sicilia sud orientale, con al centro però una ruota dentata plausibilmente dal diametro di 184 centimetri, con 8 denti distanti tra loro (da centro a centro) 70 centimetri, misuranti 20 centimetri per lato.
Il problema è che una
cart ruts come
Scala Greca, in cui i fori sono così ben conservati (a parte qualche tratto un po’ più rovinato) rappresenta quasi un unicum in zona. In contrada Targia, vi sono altre
cart ruts in cui tale sistema di fori è individuabile ma, data l’usura, solo grazie al confronto con
Scala Greca, altrimenti sarebbero potuti essere interpretati anche come semplici conche causate dalle intemperie nel corso dei millenni. L’impressione è che si tratti di un sistema di spostamento quasi isolato: si sarebbe fabbricato un veicolo ad hoc solo per percorrere qualche centinaio di metri di tragitto?
Inoltre non si riscontrano fori né alla base della
cart ruts “Scala Greca”, della quale purtroppo è rimasta traccia solo di qualche metro, né sulla sommità, dove i fori vengono sostituiti con delle linee trasversali distanti, guarda caso, 70 centimetri. Anche sulla sommità, purtroppo, la
cart ruts degrada perdendosi nel terreno.
Tuttavia, un fatto incontrovertibile è che, almeno per quanto riguarda
Scala Greca, il sistema di fori è esclusivamente presente in pendenza, anche se lieve.
Si potrebbe quindi ipotizzare un ingranaggio mobile che sale e scende all’occorrenza, in relazione alla presenza dei fori.
In ogni caso, perché a parità di pendenza in alcune
cart ruts non c’è tale sistema di fori centrali? Se fossero tutte contemporanee, riferentesi quindi tutte a un periodo che realisticamente va dall’VIII al V secolo a.C. (che terminerebbe plausibilmente con la costruzione delle mura Dionigiane di Siracusa), perché alcune sono estremamente rovinate e altre no? Perché le
cart ruts di contrada Cugni o della Riserva di Vendicari sono molto rovinate rispetto alle
cart ruts di contrada Targia o contrada Granatari Vecchi, se si tratta di ambienti sostanzialmente equiparabili?
Forse perché, se si amplia lo sguardo anche al resto del mondo, si comprende che non possono essere tutte di origine greca, tutte realizzate o costruite nello stesso modo e, soprattutto, tutte più o meno contemporanee. È chiaro che la mia è solo l’ipotesi di lavoro di un dilettante, conseguente a semplici osservazioni sul campo, scevre da troppi pregiudizi.
Tuttavia, lo scopo dell’approccio scientifico è cercare di comprendere i fenomeni o costringerli in spiegazioni di comodo, rassicuranti, socialmente e accademicamente accettabili?