IL PORTO DI ELORO
Fonte Foto: Antonino Rampulla
Di Eloro ne abbiamo già ampiamente parlato
qui e
qui. Non è un segreto che lo ritenga
tra i posti più affascinanti del circondario
e quando ne ho occasione, ad esempio per far da cicerone a qualche amico, ci
vado con piacere. Proprio durante una delle mie ultime passeggiate lungo il “sentierino”
che “collega” la spiaggia di Eloro con la spiaggia della Pizzuta, ho avuto modo
di soffermarmi su alcune formazioni rocciose che, data la loro particolare conformazione,
hanno sempre destato la mia curiosità, suggerendomi non solo che non avessero
nulla di naturale (e che quindi fossero legate ai resti archeologici
abbandonati dietro la recinzione) ma anche che quel tratto di costa
frastagliata, tra le due splendide spiagge sabbiose,
in passato dovesse presentarsi in modo radicalmente differente.
Ho il dovere però di precisare che
percorrere quel “sentierino” (che non a
caso scrivo tra virgolette, perché formalmente non è un sentiero)
è estremamente pericoloso, poiché molto
stretto e a ridosso della scogliera. Inoltre sono presenti dei pozzi
(probabilmente artificiali) a cielo aperto, a strapiombo sul mare. Quindi non azzardatevi a percorrerlo con
bambini al seguito o in ciabatte o di notte o ubriachi fradici… Tra l’altro non
sbuca direttamente sulla spiaggia di Eloro: è
necessario arrampicarsi sugli scogli, e non è semplicissimo farlo.
Insomma, fate la massima attenzione!
Di Eloro sappiamo che fosse una
sub-colonia di Siracusa, fondata non come avamposto militare, ossia
al fine di avvistare e contenere eventuali tentativi d’attacco da parte delle
indigene popolazioni sicule (la notevole differenza tecnologica e organizzativa
in ambito militare non lo rendeva necessario), bensì per
occupare un promontorio utile alla fondazione di una colonia da
parte di fazioni greche avverse (per evitare quindi di ritrovarsi una
competitiva polis greca dietro l’angolo). Anzi, si ritiene che parte della
popolazione elorina fosse costituita proprio da indigeni siculi integrati nella
società ellenica, quindi in un clima di relativa serenità.
Data la presenza dei resti di un’agorà, almeno un paio
di templi e di un teatro, è ipotizzabile una vivace vita economica e culturale
che avrebbe reso
plausibile anche
l’esistenza di un porto. Premesso che in passato, in assenza di mezzi
meccanici, non si spostava una pietra se non fosse necessario, la presenza di
blocchi di pietra artificialmente lavorati
a ridosso della scogliera, lascia presupporre che quell’area, un paio di
millenni fa, accogliesse infrastrutture portuali che, abbandonate in epoche
successive, sono poi collassate in mare a causa delle mareggiate (come
ipotizzabile dalle evidenti fratture sui blocchi). Dopo l’iniziale e florida
fase ellenica, sembra che Eloro sia stata gradualmente abbandonata,
probabilmente anche a causa dell’eccessiva vicinanza e subordinazione a
Siracusa. Via via il promontorio di Eloro fu sfruttato a scopo sempre più
esclusivamente militare, come testimoniato dai resti di una fortezza romana, sulla
quale in epoca aragonese fu edificata una torre d’avvistamento. Le ultime tracce
di antropizzazioni di rilievo si perdono in epoca bizantina, con buona pace di
ciò che templi, teatro, agorà e porto avrebbero potuto far sviluppare.
Fonte Testo: Antonino Rampulla
ARCHIVIO NEWS
CART RUTS MODELLATE SU ROCCIA MORBIDA?
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Alcune cart ruts di contrada Targia, a Siracusa, e la maggior parte delle cart ruts di Granatari Vecchi, a Rosolini, danno l’impressione di essere state impresse, modellate, su una roccia all’origine viscosa, non del tutto solida. Per quanto assurda possa sembrare quest’ipotesi, in particolare a Granatari Vecchi, la morbidezza delle forme e l’uniformità quanto meno anomala del banco roccioso, come se si trattasse di una gettata di cemento, che ospita le cart ruts, è un unicum rispetto al contesto litico in zona.
A Targia tale fenomeno è meno impressionante ma se si considerano le cart ruts essenzialmente carraie, quindi strade solcate derivanti indirettamente dal passaggio ripetuto dei carri lungo il medesimo tragitto, non si comprende il motivo per cui tale uniformità e levigazione sia presente, nella maggior parte...
CREMAGLIERA O ALLOGGIAMENTO PER GLI ZOCCOLI?
Torna a CART RUTS TRANCIATE DA CAVE D’ESTRAZIONE
In presenza di pendenze, anche leggere, in alcune cart ruts in contrada Targia, a Siracusa, si rilevano dei fori centrali dal diametro tra 30 e 50 centimetri e dalla profondità di 15-20 centimetri, distanti tra loro circa 50 centimetri. Non appare perfettamente regolare né la posizione (non sono esattamente al centro della carraia e perfettamente allineati tra loro), né la forma: o lo scorrere del tempo e l’eventuale usura ne hanno modificato profondamente l’originaria forma o, semplicemente, non hanno mai avuto una sistematica regolarità. Tuttavia lo sfalsamento di posizione tra un foro è l’altro, non è mai completamente “fuori asse”: c’è sempre una porzione larga una ventina di centimetri che coincide con la medesima porzione del foro precedente e susseguente. I fori meglio conservati e più definiti si...
CART RUTS TRANCIATE DA CAVE D’ESTRAZIONE
Torna a CART RUTS E QUALCHE SPORGENZA DI TROPPO
Salto ogni preambolo, rimandando a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.
La facile tendenza accademica è stata, nella maggior parte dei casi riguardanti le cart ruts, quella di considerarle in funzione delle latomie, ossia delle cave, con le quali molto spesso (ad esempio nei casi di contrada Targia o contrada Pizzuta) condividono lo stesso territorio.
Secondo tale tesi, le carraie si sarebbero indirettamente create a causa dell’usura della roccia a ogni passaggio di carri o slitte cariche di blocchi di pietra estratti. Non riprendo le argomentazioni fin qui esposte al fine di dimostrare che si tratta di una tesi che a un’analisi approfondita delle cart ruts ha fondamenta poco solide. Tuttavia aggiungo un tassello dimostrando la non plausibilità di una loro connessione in termini...
CART RUTS E QUALCHE SPORGENZA DI TROPPO
Leggi anche LA LEVIGATURA DELLE CART RUTS
Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.Vagliando la possibilità che le cart ruts siano state gradualmente scavate dal passaggio di carri trainati da animali da soma, ad esempio coppie di buoi, osservando determinati tratti delle cart ruts presenti in contrada Granatari Vecchi, a Rosolini, e in contrada Pizzuta, a ridosso della Riserva di Vendicari, sorgono due domande:
1. Perché costringere gli animali a passare su asperità e sporgenze alte, rispetto alla base dei solchi, anche 60-70 centimetri?
2. Perché, alla presenza di tali ostacoli, non optare per una deviazione?
Per Mottershead, Pearson e Schaefer tali sporgenze si sono manifestate a posteriori, poiché ai tempi dei passaggi dei carri, uno strato di terra ricopriva il banco roccioso, non...
LA LEVIGATURA DELLE CART RUTS
Leggi anche I PROBLEMATICI BORDI DEI SOLCHI DELLE CART RUTS
Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.
Per procedere a questo paragone ho scelto un probabile capitello e l’angolo di un incavo presente in un blocco delle mura nord di Eloro che parrebbe somigliare a un pinax, cioè a una nicchia che avrebbe ospitato un affresco degli heroa, ma che un’osservazione più accorta rimanda a un sistema funzionale alla presa del blocco tramite un argano a pinza. Entrambi gli elementi sono, come le curt ruts, rimasti per millenni in balia delle intemperie, soggetti quindi a un paragonabile logorio dovuto al passare del tempo. La rifinitura del capitello dovrebbe essere di alto livello, poiché elemento architettonico avente funzione anche estetica. L’incavo, invece, avrebbe dovuto esigere solo una rifinitura...
I PROBLEMATICI BORDI DEI SOLCHI DELLE CART RUTS
Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.Come riscontrabile anche in altri siti nel mondo, in alcune cart ruts da me visitate, in particolare in contrada Cugni a Pachino, in contrada Granati Vecchi a Rosolini e in contrada Targia a Siracusa, si rileva una netta bordatura, una sorta di cornice, a fianco ai solchi, maggiormente marcata esternamente, appena accennata internamente.
Le bordature da me misurate hanno una larghezza di 14-20 centimetri e un’altezza di 8-10 centimetri.
Non in tutte le cart ruts tali cornici sono presenti o particolarmente evidenti, a prescindere dal grado di usura o degrado. Si riscontrano soprattutto nelle cart ruts dai solchi meno profondi.
Come già ampiamente descritto, data la presenza di solchi dalla profondità anche di 65-70 centimetri, le ruote di un eventuale veicolo...
IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (QUARTA PARTE)
Clicca qui per tornare alla terza parte
Clapham Junction
Come nel sito maltese Misrah Ghar Il-Kbir, anche nelle contrade Targia e Granatari Vecchi le cart ruts si intersecano e si incrociano in modo simile agli scambi dei binari in una stazione ferroviaria. Il soprannome Clapham Junction che è stato dato da David H. Trump al sito maltese, deriva proprio dalla somiglianza con la nota stazione ferroviaria inglese. Per la Sagona si tratta di solchi agricoli e canali d’acqua, per Mottershead, Pearson e Schaefer si tratta di percorsi abbandonati per via di ostacoli e usura. Non sappiamo ovviamente quale fosse la morfologia del territorio siracusano e rosolinese ai tempi in cui furono tracciate le cart ruts, ma considerando il contesto attuale, di certo non ci sarebbe stato alcun motivo agricolo per realizzarle, data la presenza di terreni fertili, di fonti e corsi d’acqua dolce...
IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (TERZA PARTE)
Clicca qui per tornare alla SECONDA PARTE
Considerazioni sulle tesi di Mottershead, Pearson e Schaefer
Trovo tale studio estremamente interessante, anche se mi perplime quest’enfasi sulla perdita di durezza della roccia bagnata dato che Malta è fra i territori europei a maggior rischio di desertificazione (come lo è purtroppo anche la zona sud orientale della Sicilia). Non sappiamo esattamente che clima ci fosse a Malta durante la realizzazione delle cart ruts, dato che non sappiamo nemmeno con certezza a che epoca risalgano. In ogni caso, potrebbe essere comprensibile prendere il fattore umidità in forte considerazione, in relazione a un territorio costantemente soggetto a precipitazioni, ma per quale motivo gli antichi maltesi avrebbero dovuto intensamente fare viaggi con carri carichi proprio dopo un acquazzone, con tutti i disagi che per esempio il fango avrebbe...