COME TI RISANO IL BILANCIO COMUNALE A SPESE DEI TURISTI. SOLO CHE PER LEGGE, TEORICAMENTE E TAR PERMETTENDO, NON SI POTREBBE FARE…
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Fonte Foto: G. Sciacca, A. Rampulla, G. Perdichizzi, R. Sultana
Dal 24 novembre 2022, il Comune di Noto ha pensato bene di “rimodulare” l’imposta di soggiorno per risanare il bilancio comunale. Da una forbice che fino alla scorsa stagione estiva andava da 1 € a 2 € per un massimo di 4 notti consecutive, il Consiglio Comunale tramite la Delibera n.57 del 24/11/2022, è stato “costretto” ad aumentarla da 2,5 € a 5 € per un massimo di 6 notti.

Proporzionata e graduale?

Ovviamente il problema non si pone per chi è disposto a pagare 200 o 300 euro a notte al centro di Noto o per il vip di turno. Tuttavia per una coppia di studenti che paga 20 euro per pernottare in tenda a luglio, 5 € in più rappresentano il 25% dell’importo, così come per una famiglia con due figli sopra i 14 anni che, nel medesimo periodo, per quanto ci riguarda, pagherebbe realisticamente 39 € per il pernottamento e 10 € per l’imposta di soggiorno. Vi sembrano pochi? A cavallo di ferragosto, nel periodo di massimo aumento tariffale , l’imposta di soggiorno inciderebbe tra il 18% e il 20%. Vi sembra che vi sia proporzione e gradualità rispetto al 3% o 5% che graverebbe sul costo di chi sceglie di pernottare in un hotel al centro di Noto? Fortunatamente non corro il rischio di danneggiare indirettamente gli hotel di Noto, dato che la tariffa massima applicabile per legge è 5 €… Tranne che a Roma, dove potrebbe teoricamente salire fino a 10 € (non vorrei però che l’antico privilegio dell’SPQN accordato a Noto spingesse gli amministratori a chiedere la parità con la Capitale…)

Pan-notismo

Il “problema” di Noto è che ha la popolazione di un paese e un’estensione comunale, ereditata dal suo blasone storico, immensa (555 kmq, il primo in Sicilia e il quarto in Italia). Ad esempio, per quanto direttamente ci riguarda, l’Agricamping Sophia dista poco più di 3 km dal centro di Pachino e ben 22 km dal centro di Noto: secondo voi, chi pernotta nella nostra struttura, lo fa per Noto o per essere a ridosso di Marzamemi? Probabilmente a Noto andrà a cenare almeno una volta, per poi farsi una passeggiata sul corso e godere del meraviglioso barocco. Tuttavia, che Marzamemi ricada per metà nel territorio comunale di Noto, con buona pace di un certo egocentrismo, non lo sa quasi nessuno… Anzi, i meno informati sono convinti che sia un Comune indipendente.

E nei comuni limitrofi, quanto si paga per l’imposta di soggiorno?

Per quanto concerne le “strutture ricettive all’area aperta” come il nostro agricampeggio (dove maggiore è evidente la sproporzione dell’incidenza sulle tasche dei turisti), a Pachino si pagherebbe, a persona, 1 € a notte per un massimo di 5 notti. A Portopalo di Capo Passero (a ridosso di Pachino) 50 centesimi per un massimo di 15 pernottamenti. Ad Avola (che dista da Noto poco più di 8 km) 1 € a notte per un massimo di 7 notti. Rosolini (comune confinante, che dista da Noto poco meno di 15 km) abbiamo il sospetto che non l’abbia proprio istituita (ci perdonerete l’eventuale inesattezza ma sul sito del Comune non abbiamo trovato nulla). A Ispica (comune confinante) 50 centesimi a pernottamento. A Modica (comune confinante, che di certo non necessita del blasone di Noto per attrarre turisti) 1,5 € a notte fino a 7 pernottamenti. Infine perfino nella splendida Siracusa (comune confinante) 1 € a notte per un massimo di 4 notti. Trova l’intruso… Perfino a Taormina costa di meno (1 €)! Ci spiegate secondo quale logica il turista medio dovrebbe soggiornare a Noto e non, ad esempio, ad Avola per visitare Noto? Parliamo del turista medio, quello per cui l’assicurazione della macchina è già una spesa importante, non di chi può permettersi un attico di 3.400.000 € al centro di Milano o della popstar che va al Municipio di Noto a riscoprire le proprie origini.


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Perdita di competitività

In questo periodo difficile (veniamo fuori da una pandemia, siamo in piena crisi energetica ed economica) che cosa dovremmo fare? Abbassare le tariffe per essere competitivi, compensando così l’aumento di questa furbissima imposta di soggiorno? Come se tutto il resto dei costi (tasse, lavoro, bollette, manutenzioni, etc.) si abbassasse di conseguenza?

E la munnizza?

Inoltre siamo certi che Noto possa permettersi un tale drastico aumento dell’imposta di soggiorno? A parte la vicenda “Selvaggia Lucarelli” che altro non ha fatto se non mostrare ciò che è sotto gli occhi di tutti, cioè che il territorio di Noto, specialmente nella stagione estiva, è sovrastato dalla “munnizza”, le leggete le recensioni dei turisti? Ve ne riporto una recente che ci riguarda: <<5 stelle a tutto lo staff. 5 stelle alla struttura e ai servizi. 5 stelle alla tranquillità e allo spirito comune di tutti i campeggiatori di vivere la “vacanza”. 0 stelle all’amministrazione comunale per la gestione dei rifiuti che purtroppo deturpano le innumerevoli bellezze di questa costa della Sicilia>>. Questo è in media ciò che i turisti pensano. Parlateci con i turisti o fidatevi di chi ci lavora. Dovremmo ringraziarli se tornano, non aumentargli l’imposta di soggiorno come incentivo! L’augurio è ovviamente che il Comune di Noto diventi un esempio di cura per il proprio territorio, così da divenire una sorta di traino culturale anche per i comuni limitrofi.

Perché e quando è stata istituita l’imposta di soggiorno

A reintrodurla, dopo una sospensione ventennale, è stato l’ultimo Governo Berlusconi con il Decreto Legislativo del 14 marzo 2011 che, nell’articolo 4, evidenzia senza possibilità di fraintendimento che il gettito derivante dall’imposta di soggiorno dev’essere destinato a finanziare interventi in materia di turismo, compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi di manutenzione, fruizione, recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali. Praticamente, di fatto, fantascienza… In ogni caso non è scritto da nessuna parte che serva a risanare un dissesto finanziario. È previsto anche che i comuni s’interfaccino con le associazioni maggiormente rappresentative dei titolari delle strutture ricettive al fine “di disporre ulteriori modalità applicative del tributo, nonché di prevedere esenzioni e riduzioni per particolari fattispecie o per determinati periodi di tempo”: a parte i revisori dei conti, il Comune, in rappresentanza delle “strutture ricettive all’aria aperta”, chi ha sentito? Altro punto chiave è che l’imposta di soggiorno dev’essere applicata secondo “criteri di gradualità in proporzione al prezzo”. Vi richiedo: vi sembra che vi sia proporzione tra i 5 € a persona, a notte, che l’hotel da 200 euro deve richiedere all’ospite e i 2,5 € che invece deve richiedere l’agricampeggio da 20 € a notte?


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Delibera n.57 del 24/11/2022 del Comune di Noto

Il Presidente del Consiglio Comunale di Noto introduce il quinto punto all’ordine del giorno: “Dissesto finanziario - Attivazione delle entrate proprie ai sensi dell’articolo 251, D. Lgs.vo n. 267/2000 - Approvazione e modifica Regolamento Imposta di Soggiorno”. Già con tale premessa, il sospetto è che il dissesto finanziario sia accomunato alla modifica del regolamento dell’imposta di soggiorno o, meglio, che tale modifica avvenga in funzione del dissesto finanziario. Dice il Vice Sindaco Salvatore Veneziano: "abbiamo dovuto modulare le tariffe e abbiamo chiesto ai revisori di confermare la possibilità di mantenere l’esenzione della tassa di soggiorno dopo il quarto giorno e i revisori dei conti ci hanno indicato di portare a dopo i sei giorni l’esenzione della tassa di soggiorno". E i Revisori dei Conti che c’entrano con un’imposta che ha il preciso scopo di essere interamente spesa per il turismo? Replica giustamente il Consigliere Vincenzo Leone: "L’imposta di soggiorno nascerebbe nello spirito della legge, come un’imposta di scopo". In altre parole e più dirette parole, legge alla mano, non può essere usata per risanare i conti comunali ma, repetita iuvant, dev’essere interamente investita a favore del turismo… Continua eroicamente il Consigliere Leone: "Da quando è stata istituita l’imposta di soggiorno […] li avete visti questi investimenti[…]? Io non li ho visti." Ah! Avevamo il sospetto che non vi fosse alcuna rendicontazione del Comune di Noto sugli interventi “turistici” finanziati dal gettito dell’imposta di soggiorno… Il Consigliere Leone, a questo punto, si chiede se l’Amministrazione Comunale voglia effettivamente amministrare, decidendo in autonomia (avendone piena facoltà) la “rimodulazione” dell’imposta di soggiorno a prescindere dal parere dei Revisori dei Conti. Interviene il Vice Sindaco che ribadisce come la richiesta di esenzione dal pagamento dell’imposta di soggiorno dal quinto giorno e la riduzione relativa ai mesi invernali non “turistici” sia stata bocciata dai Revisori dei Conti: "In questo momento siamo costretti ad aumentare l’imposta di soggiorno in quanto già istituita, già deliberata da una passata amministrazione e con il dissesto che ce ne impone paradossalmente l’aumento". Signor Giudice, non ho altre domande! Più chiaro di così! La rimodulazione (cioè l’aumento spropositato dell’imposta di soggiorno) avviene in funzione del dissesto finanziario. Rincara il Presidente del Consiglio Pietro Rosa: "Oggi l’imposta di soggiorno, rispetto alla situazione in cui ci troviamo, cioè il dissesto finanziario […] è quasi una manna che cade dal cielo. Perché di fronte c’è un dissesto che impone di dar seguito a tutti quei servizi che sono indispensabili, oggi, avendo magari difficoltà per quei servizi non considerati fondamentali, per tramite dell’imposta di soggiorno, si possono investire […] in servizi turistici, cosa che non è stata fatta in passato ma che si può fare grazie a quest’imposta. Quindi io mi sento di sottolineare […] che oggi la tassa di soggiorno possa tornarci utile rispetto alla situazione in cui siamo […] non ho alcun dubbio che sarà resa più fruttuosa rispetto al passato". Quindi, l’imposta di soggiorno sarebbe quasi la panacea del dissesto finanziario ma, siccome bisogna dare continuità ai servizi indispensabili, con l’aumento previsto, l’imposta di soggiorno, a differenza del passato, potrà finalmente finanziare gli interventi turistici? Conte Lello Mascetti, non ho capito… La deliberazione conclusiva è invece chiarissima: "Ritenuto necessario, al fine di assicurare il reperimento delle risorse finanziarie per il risanamento dello stato di dissesto finanziario e per l'attivazione delle entrate proprie dell'Ente propedeutiche alla predisposizione del bilancio stabilmente riequilibrato, dover provvedere:
- alla rideterminazione dell'imposta di soggiorno;
- alla modifica dell'art.2, comma 3 del vigente regolamento della tassa di soggiorno (Istituzione e presupposto dell'Imposta) per come segue “l'imposta è corrisposta per ogni pernottamento nelle strutture ricettive ubicate nel territorio del Comune di Noto fino a un massimo di 6 [rispetto ai 4 precedenti, N.d.A.] pernottamenti consecutivi”;
- alla non applicazione della riduzione del 50% dell'imposta nei mesi di Gennaio, Febbraio e Novembre."

L’imposta di soggiorno è stata quindi “rimodulata”, senza possibilità di fraintendimento, per risanare lo stato di dissesto finanziario. La questione che va diramata è se si possa legalmente fare, ossia se il dissesto finanziario si può far risanare direttamente ai turisti, tramite la tassa di soggiorno.


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Il caso “Viareggio”

La Sezione I del Consiglio di Stato ( parere n. 2383 del 15 novembre 2016) ha decretato che l’imposta di soggiorno non può essere utilizzata per risanare il bilancio. Tale parere è stato richiesto dagli albergatori di Viareggio per via della delibera (ottobre 2014) tramite cui il commissario prefettizio del comune toscano ha applicato la tariffa massima consentita all’imposta di soggiorno (nella fattispecie, da 2 € a 5 €, in relazione al tipo di struttura), eliminando la scontistica relativa alla stagionalità. Gli albergatori in questione hanno quindi lamentato la perdita di competitività nei confronti dei comuni confinanti (con imposte di soggiorno più basse) e contestato la legittimità di tale aumento dell’imposta di soggiorno al fine di risanare il bilancio comunale e non per esigenze connesse al turismo. Vi ricorda un altro caso? Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso degli albergatori di Viareggio annullando l’aumento della tassa di soggiorno. Altra conferma giuridica al riguardo è data dalla Corte dei conti, Sezione siciliana, (deliberazione n. 154/2021): "Essendo l’imposta di soggiorno un tributo di scopo stabilito da un vincolo legislativo, i relativi proventi devono essere necessariamente destinati alle spese previste dalla suddetta norma di legge, in quanto anch’esse attinenti a servizi istituzionali dell’ente e ciò pur in costanza di una situazione di dissesto".

Necessità di un rendiconto dettagliato

Facciamo nostre le parole di Esmeralda Giampaoli, presidente di Confesercenti Versilia: "Possiamo affermare che a Viareggio, a distanza di alcuni anni ormai dall’entrata in vigore del provvedimento, non vediamo ancora un ritorno concreto sul territorio, derivante dall’impiego di tale imposta. Quei soldi, essendo tale imposta nata per uno scopo ben preciso, dovrebbero essere reinvestiti sul territorio a vantaggio del comparto turistico, commerciale e culturale. A oggi non è così e chiederemo sia che ci venga consegnato un rendiconto dettagliato, di come tale imposta sia stata investita nel passato, sia quali idee l’amministrazione ha intenzione di mettere in campo per il prossimo futuro".

Conclusione

Può quindi il Comune di Noto “al fine di assicurare il reperimento delle risorse finanziarie per il risanamento dello stato di dissesto finanziario” rimodulare l’imposta di soggiorno? No, non può farlo.
Fonte Testo: Antonino Rampulla
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