SE LA TRAGEDIA E' FEMMINA
Fonte Foto: Antonino Rampulla
Il tradizionale
Ciclo di Rappresentazioni Classiche al Teatro Greco di Siracusa giunge quest’anno alla sua cinquantaduesima edizione:
da venerdì 13 maggio a domenica 19 giugno 2016 si susseguiranno a giorni alterni le rappresentazioni dell’
Elettra di Sofocle e dell’
Alcesti di Euripide, per poi concludersi con la messa in scena della
Fedra di Seneca nei giorni dal 23 al 26 giugno. Come annuncia l’Istituto Nazionale del Dramma Antico, presentando l’edizione,
la donna è assoluta protagonista di questa stagione e trova connotazioni precise ed originali nei testi scelti. Il teatro di Siracusa, secondo per dimensioni solo a quello di Epidauro, aprirà le danze con l’
Elettra di Sofocle, per la regia di Gabriele Lavia e l’interpretazione di Federica di Martino. Dalla traduzione di Nicola Crocetti, Lavia ha saputo trarre il carattere profondamente forte e deciso di Elettra, considerevolmente diverso dalla rassegnata e inerme protagonista delle Coefore di Eschilo o dalla cupa versione euripidea, dove prevale un logorante ed irrimediabile senso di colpa. Sebbene la trama rimanga inalterata rispetto ad altre trasposizioni ed affida anche qui al fratello di Elettra, Oreste, il compito di vendicare il padre Agamennone, uccidendo la madre, Clitemnestra e il suo amante, Egisto, Sofocle ha tratteggiato un ritratto femminile inaspettatamente definito, un’Elettra determinata, che si ribella alla passività della sua condizione e premedita, preannunciandola, la vendetta.
Di tutt’altro tenore è il patos che pervade l’
Alcesti di Euripide, una tragedia, come preannunciato dall’Apollo nel prologo, a lieto fine, secondo molti studiosi, un vero e proprio dramma satiresco a conclusione di una tetralogia tragica. La regia di Cesare Lievi valorizza la traduzione di Maria Pia Pattoni e soprattutto esalta l’interpretazione di Galatea Ranzi nel ruolo della protagonista, di Stefano Santospago nelle vesti di Eracle e di Danilo Nigrelli, che qui debutta come Admeto. La leggenda narrata è quella del sacrificio di Alcesti, consorte del re di Fere, Admeto, per il quale Apollo riesce a mediare con le Moire che gli sia concesso di sfuggire la Morte, a patto di trovare chi si offra al suo posto. Alcesti si immola, facendo emergere gli egoismi, le vigliaccherie e le falsità anche dei parenti più vicini ad Admeto, come gli anziani genitori. A ripristinare il lieto fine, si deve attendere l’apparizione gioviale di Eracle, che venendo accidentalmente a sapere della disgrazia dell’amico, affronta l’Ade per riportargli in dono la sposa fedele.
Se l’Elettra di Sofocle è già stata messa in scena al Teatro Greco di Siracusa ben tre volte, nel 1956, nel 1970 e nel 1990 e l’Alcesti di Euripide ha avuto una precedente rappresentazione nel 1992, la
Fedra di Seneca costituisce un’interessante novità, non confinata alle poche date di giugno, ma che anzi proseguirà in altri importanti teatri e siti archeologici all’insegna di un vero e proprio tour della tragedia in Sicilia. La scelta del testo è coraggiosa e inaspettatamente attuale e sollecita la regia di Carlo Cericiello a misurarsi con il dibattito ancora aperto circa il rapporto con i modelli greci, ovvero la
Phaedra di Sofocle, ma soprattutto l’
Ippolito coronato di Euripide, rifacimento del precedente
Ippolito velato sempre dello stesso autore. Al centro della narrazione vi è l’amore infelice di Fedra (qui interpretata dall’esordiente Imma Villa), seconda moglie di Teseo, per il figliastro Ippolito, che si consuma sulla scena fra analogie e scostamenti con le tragedie greche e trova nella rivelazione della propria segreta ed incestuosa passione e nell’inevitabile suicido, l’unico possibile epilogo. Seneca elimina dal racconto la guerra intestina fra Afrodite ed Artemide che nel testo euripideo muovono Fedra ed Ippolito come pedine, contrapponendo il desiderio e la colpa della prima alla castità virginale del secondo. La trattazione che ne fa, quindi, si rivela molto più introspettiva, profonda e segue la comparsa e maturazione del sentimento d’amore in Fedra, descrivendone la degenerazione in malattia, la disperazione psicosomatica, fino a permettere una moderna compartecipazione alla desolata rassegnazione della protagonista.
Al Teatro Greco vanno in scena, dunque,
donne insolite, che si discostano dalla marginalità succube di molte antiche trasposizioni e si impongono con il loro vissuto,
fiere della propria abnegazione e capacità di sacrificio, determinate nel portare avanti cocenti vendette e pronte a seguire le proprie passioni fino alla morte: la tragedia è servita.
Fonte Testo: Sefora Adamovic
ARCHIVIO NEWS
CART RUTS MODELLATE SU ROCCIA MORBIDA?
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Alcune cart ruts di contrada Targia, a Siracusa, e la maggior parte delle cart ruts di Granatari Vecchi, a Rosolini, danno l’impressione di essere state impresse, modellate, su una roccia all’origine viscosa, non del tutto solida. Per quanto assurda possa sembrare quest’ipotesi, in particolare a Granatari Vecchi, la morbidezza delle forme e l’uniformità quanto meno anomala del banco roccioso, come se si trattasse di una gettata di cemento, che ospita le cart ruts, è un unicum rispetto al contesto litico in zona.
A Targia tale fenomeno è meno impressionante ma se si considerano le cart ruts essenzialmente carraie, quindi strade solcate derivanti indirettamente dal passaggio ripetuto dei carri lungo il medesimo tragitto, non si comprende il motivo per cui tale uniformità e levigazione sia presente, nella maggior parte...
CREMAGLIERA O ALLOGGIAMENTO PER GLI ZOCCOLI?
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In presenza di pendenze, anche leggere, in alcune cart ruts in contrada Targia, a Siracusa, si rilevano dei fori centrali dal diametro tra 30 e 50 centimetri e dalla profondità di 15-20 centimetri, distanti tra loro circa 50 centimetri. Non appare perfettamente regolare né la posizione (non sono esattamente al centro della carraia e perfettamente allineati tra loro), né la forma: o lo scorrere del tempo e l’eventuale usura ne hanno modificato profondamente l’originaria forma o, semplicemente, non hanno mai avuto una sistematica regolarità. Tuttavia lo sfalsamento di posizione tra un foro è l’altro, non è mai completamente “fuori asse”: c’è sempre una porzione larga una ventina di centimetri che coincide con la medesima porzione del foro precedente e susseguente. I fori meglio conservati e più definiti si...
CART RUTS TRANCIATE DA CAVE D’ESTRAZIONE
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Salto ogni preambolo, rimandando a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.
La facile tendenza accademica è stata, nella maggior parte dei casi riguardanti le cart ruts, quella di considerarle in funzione delle latomie, ossia delle cave, con le quali molto spesso (ad esempio nei casi di contrada Targia o contrada Pizzuta) condividono lo stesso territorio.
Secondo tale tesi, le carraie si sarebbero indirettamente create a causa dell’usura della roccia a ogni passaggio di carri o slitte cariche di blocchi di pietra estratti. Non riprendo le argomentazioni fin qui esposte al fine di dimostrare che si tratta di una tesi che a un’analisi approfondita delle cart ruts ha fondamenta poco solide. Tuttavia aggiungo un tassello dimostrando la non plausibilità di una loro connessione in termini...
CART RUTS E QUALCHE SPORGENZA DI TROPPO
Leggi anche LA LEVIGATURA DELLE CART RUTS
Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.Vagliando la possibilità che le cart ruts siano state gradualmente scavate dal passaggio di carri trainati da animali da soma, ad esempio coppie di buoi, osservando determinati tratti delle cart ruts presenti in contrada Granatari Vecchi, a Rosolini, e in contrada Pizzuta, a ridosso della Riserva di Vendicari, sorgono due domande:
1. Perché costringere gli animali a passare su asperità e sporgenze alte, rispetto alla base dei solchi, anche 60-70 centimetri?
2. Perché, alla presenza di tali ostacoli, non optare per una deviazione?
Per Mottershead, Pearson e Schaefer tali sporgenze si sono manifestate a posteriori, poiché ai tempi dei passaggi dei carri, uno strato di terra ricopriva il banco roccioso, non...
LA LEVIGATURA DELLE CART RUTS
Leggi anche I PROBLEMATICI BORDI DEI SOLCHI DELLE CART RUTS
Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.
Per procedere a questo paragone ho scelto un probabile capitello e l’angolo di un incavo presente in un blocco delle mura nord di Eloro che parrebbe somigliare a un pinax, cioè a una nicchia che avrebbe ospitato un affresco degli heroa, ma che un’osservazione più accorta rimanda a un sistema funzionale alla presa del blocco tramite un argano a pinza. Entrambi gli elementi sono, come le curt ruts, rimasti per millenni in balia delle intemperie, soggetti quindi a un paragonabile logorio dovuto al passare del tempo. La rifinitura del capitello dovrebbe essere di alto livello, poiché elemento architettonico avente funzione anche estetica. L’incavo, invece, avrebbe dovuto esigere solo una rifinitura...
I PROBLEMATICI BORDI DEI SOLCHI DELLE CART RUTS
Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.Come riscontrabile anche in altri siti nel mondo, in alcune cart ruts da me visitate, in particolare in contrada Cugni a Pachino, in contrada Granati Vecchi a Rosolini e in contrada Targia a Siracusa, si rileva una netta bordatura, una sorta di cornice, a fianco ai solchi, maggiormente marcata esternamente, appena accennata internamente.
Le bordature da me misurate hanno una larghezza di 14-20 centimetri e un’altezza di 8-10 centimetri.
Non in tutte le cart ruts tali cornici sono presenti o particolarmente evidenti, a prescindere dal grado di usura o degrado. Si riscontrano soprattutto nelle cart ruts dai solchi meno profondi.
Come già ampiamente descritto, data la presenza di solchi dalla profondità anche di 65-70 centimetri, le ruote di un eventuale veicolo...
IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (QUARTA PARTE)
Clicca qui per tornare alla terza parte
Clapham Junction
Come nel sito maltese Misrah Ghar Il-Kbir, anche nelle contrade Targia e Granatari Vecchi le cart ruts si intersecano e si incrociano in modo simile agli scambi dei binari in una stazione ferroviaria. Il soprannome Clapham Junction che è stato dato da David H. Trump al sito maltese, deriva proprio dalla somiglianza con la nota stazione ferroviaria inglese. Per la Sagona si tratta di solchi agricoli e canali d’acqua, per Mottershead, Pearson e Schaefer si tratta di percorsi abbandonati per via di ostacoli e usura. Non sappiamo ovviamente quale fosse la morfologia del territorio siracusano e rosolinese ai tempi in cui furono tracciate le cart ruts, ma considerando il contesto attuale, di certo non ci sarebbe stato alcun motivo agricolo per realizzarle, data la presenza di terreni fertili, di fonti e corsi d’acqua dolce...
IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (TERZA PARTE)
Clicca qui per tornare alla SECONDA PARTE
Considerazioni sulle tesi di Mottershead, Pearson e Schaefer
Trovo tale studio estremamente interessante, anche se mi perplime quest’enfasi sulla perdita di durezza della roccia bagnata dato che Malta è fra i territori europei a maggior rischio di desertificazione (come lo è purtroppo anche la zona sud orientale della Sicilia). Non sappiamo esattamente che clima ci fosse a Malta durante la realizzazione delle cart ruts, dato che non sappiamo nemmeno con certezza a che epoca risalgano. In ogni caso, potrebbe essere comprensibile prendere il fattore umidità in forte considerazione, in relazione a un territorio costantemente soggetto a precipitazioni, ma per quale motivo gli antichi maltesi avrebbero dovuto intensamente fare viaggi con carri carichi proprio dopo un acquazzone, con tutti i disagi che per esempio il fango avrebbe...