La cultura antica e classica hanno lasciato tracce così profonde e indelebili in Sicilia, che nessun'altra civiltà o dominazione succedutasi nel corso della storia è mai riuscita a cancellare o a far dimenticare. Gli antichi resoconti storici, spesso conditi da aspetti leggendari e imprecisioni geografiche, hanno contribuito ad arricchire di fascino l’aura mitica che avvolge l'isola. Così
Hybla, leggendaria città-stato del re siculo
Hyblon, fiero oppositore della greca Siracusa, viene oggi cercata da Paternò a Ragusa, da Piazza Armerina a Pantalica, in relazione a indizi storici e archeologici. Ad esempio, Tucidide (460 a.C.-404 a.C.) cita tre distinte città; invece Erodoto (484 a.C.-430 a.C.) e Tito Livio (59 a.C.-17) parlano di un’unica Hybla. È storicamente probabile che siano ciclicamente sorte diverse “Hybla” nella parte orientale dell’isola, cadute in rovina (o distrutte dagli invasori) e ricostruite, nei secoli intercorsi tra l’avvento dei Šekeleš (popolazione d’ipotetica origine anatolica, in conflitto con gli Egiziani), presunti colonizzatori della parte orientale della Sicilia, quindi detti
Sicani, e i Romani. Non è dunque un caso se
Macrobio (384-480),
abbia probabilmente fatto confusione e invertito capo Lilibeo con capo Pachino , perseverando cioè nell’errore del greco Pausania (110-180), scrivendo che quando i
Libici (i Cartaginesi), invasero il promontorio di Pachino, gli abitanti di
Mozia, invocarono l’aiuto di
Apollo che, ascoltatone le preghiere, inviò una pestilenza agli invasori.
I fatti narrati riguardano con molta probabilità la terza guerra greco-punica, con la colonia fenicia Mozia temporaneamente in mano ai greci di Siracusa. Così, secondo
Cluverio (1580-1622), i
pachinesi (alias greci di Mozia) edificarono e dedicarono un tempio ad
Apolline Libistino (ovvero Apollo il Libico). Ebbene, nonostante il vizio storico e geografico, nel territorio di Pachino, di templi dedicati ad Apollo,
dio della sapienza, ne sono stati realmente costruiti, come testimoniano ad esempio le probabili vestigia in
contrada Cugni .
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, fu la cristiana Bisanzio a strappare la Sicilia ai Goti, e a riportare la cultura classica nell’isola. Tra Vendicari e Capo Passero vennero erette diverse
trigone, un particolare tipo di chiesetta bizantina, spesso sui resti di templi greci.
Triona (da
trigona) è la contrada in cui si trova l’Agricamping Sophia. Fra gli anziani di Pachino si diceva che un tempo, esattamente in una contrada limitrofa detta
Fondo San Pietro, vi sorgeva un tempietto greco sui cui resti era stata edificata una
trigona, dedicata probabilmente a San Pietro (da cui il nome della contrada).
In ogni caso, a grandi linee in contrada San Lorenzo, a circa un chilometro in linea d’aria dal campeggio, è ben visibile una struttura con forti analogie all’architettura bizantina della trigona di Vendicari, in evidente stato di abbandono. Peccato, ma la legge italiana in merito, come vedremo, non aiuta.
Insomma, siamo immersi in un territorio che pullula di ricchezza archeologica, di richiami storici: ci è sembrato naturale richiamare l’attenzione a quella cultura greca che per secoli ha impregnato in ogni pietra, in ogni zolla di terra, chiamando la nostra struttura
Sophia. E certamente ci fa piacere poter visitare gratuitamente la
Villa Romana del Tellaro, con molto amaro in bocca quando ci viene raccontato che l’ingresso sarebbe
free perché quando era a pagamento qualche idiota entrava a pretendere il pizzo. Noi speriamo che si tratti di una sonora minchiata, di un’infondata voce di corridoio… In ogni caso si tratta di un sito archeologico, che fa il paio con la più famosa Villa Romana del Casale, gestito per lo più da volontari, senza fondi, che raccontano che quando lo scirocco soffia un po’ più del solito, ogni tanto qualche tesserina di mosaico, dopo un bel volo, si perde nella campagna circostante. L’incuria è purtroppo un tratto comune da Palazzolo a Noto Antica: basterebbe poco ma, nello stesso momento in cui si dice che in particolare in Sicilia potremmo campare di turismo, si dice anche che mancano i fondi. Un po’ come quando un cane che si morde la coda. Nel sito archeologico di Eloro, all’interno della riserva di Vendicari, oltre all’ennesima testimonianza di quanto fosse piacevole per i greci fondare colonie nella costa orientale della Sicilia, è possibile osservare anche quanto i tombaroli si diano da fare a saccheggiare il saccheggiabile addirittura attrezzati di
ruspe.
Un raggio di sole squarcia il cielo tetro del “così vanno le cose” quando cercando informazioni sull’area archeologica di Cugni, scopriamo che un gruppo di ragazzi sotto l’egida del
Movimento Cittadino “Sì al Parco Archeologico dei Cugni” ha cercato di smuovere le coscienze sull’ennesimo tesoretto definibile (eufemisticamente) semiabbandonato, quando certe grotte paleolitiche, come quella di
Calafarina non siano adibite a discariche abusive di laterizi. Tanti sono i reperti archeologici che
Paolo Orsi “mise in salvo” da contrada Cugni all’omonimo museo di Siracusa.
Abbiamo saputo di alcuni agricoltori in zona, che arando i terreni si sono imbattuti in reperti archeologici che si sono affrettati a ricoprire o nascondere. Dopo un iniziale biasimevole giudizio per un simile comportamento, facilmente attribuibile a ignoranza e insensibilità culturale, abbiamo approfondito la questione scoprendo che
la legge italiana al riguardo non aiuta.
Infatti per la legge italiana, non solo tutto ciò che è ritrovato appartiene interamente allo Stato, ma chi trova un reperto archeologico ha l’obbligo di assicurarne l'integrità e denunciarlo immediatamente alle forze dell'ordine o alla soprintendenza di riferimento. É previsto un
premio di ritrovamento per il ritrovatore e per il proprietario del terreno in cui il reperto è stato trovato, ammontante a un quarto del valore stimato dalla Soprintendenza. Tuttavia la pratica è un po’ diversa e genera anche frettolose colate di cemento, il proliferare del mercato nero di Triadi Capitoline e, quando va bene, un elegante arredamento del salotto del ritrovatore… Nei fatti, il ritrovatore non solo deve dimostrare la casualità del ritrovamento ma, nel caso in cui tale ritrovamento avviene durante i lavori di costruzione della propria casa o mentre sta arando il proprio terreno, la Soprintendenza può (giustamente…) bloccare qualunque attività nell’immobile in cui è avvenuto il ritrovamento al fine di effettuare nuovi scavi e approfondimenti. Ad aggravare la situazione è la frequente sottostima del valore dei ritrovamenti e degli indennizzi in caso di eventuali
espropriazioni degli immobili da parte della Soprintendenza. Ovviamente è teoricamente giustissimo e bellissimo che lo Stato tuteli il proprio patrimonio archeologico, ma dall’altra parte della barricata esistono persone che potrebbero ritrovarsi fortemente danneggiate da un ritrovamento. Urgono delle soluzioni di compromesso.
Una soluzione a quest’emorragia di risorse archeologiche, potrebbe essere il coinvolgimento dei proprietari degli immobili nella gestione di siti e ritrovamenti a scopo turistico. In altre parole, se noi trovassimo un tempio greco nella nostra struttura, saremmo ben lieti di prendercene cura e dividere con lo Stato gli introiti derivanti. Tuttavia considerando anche la possibilità di un’espropriazione, ci penseremmo parecchie volte prima di denunciare il ritrovamento: scagli la prima pietra chi non avrebbe dubbi al riguardo…
CART RUTS MODELLATE SU ROCCIA MORBIDA?
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Alcune cart ruts di contrada Targia, a Siracusa, e la maggior parte delle cart ruts di Granatari Vecchi, a Rosolini, danno l’impressione di essere state impresse, modellate, su una roccia all’origine viscosa, non del tutto solida. Per quanto assurda possa sembrare quest’ipotesi, in particolare a Granatari Vecchi, la morbidezza delle forme e l’uniformità quanto meno anomala del banco roccioso, come se si trattasse di una gettata di cemento, che ospita le cart ruts, è un unicum rispetto al contesto litico in zona.
A Targia tale fenomeno è meno impressionante ma se si considerano le cart ruts essenzialmente carraie, quindi strade solcate derivanti indirettamente dal passaggio ripetuto dei carri lungo il medesimo tragitto, non si comprende il motivo per cui tale uniformità e levigazione sia presente, nella maggior parte...
CREMAGLIERA O ALLOGGIAMENTO PER GLI ZOCCOLI?
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In presenza di pendenze, anche leggere, in alcune cart ruts in contrada Targia, a Siracusa, si rilevano dei fori centrali dal diametro tra 30 e 50 centimetri e dalla profondità di 15-20 centimetri, distanti tra loro circa 50 centimetri. Non appare perfettamente regolare né la posizione (non sono esattamente al centro della carraia e perfettamente allineati tra loro), né la forma: o lo scorrere del tempo e l’eventuale usura ne hanno modificato profondamente l’originaria forma o, semplicemente, non hanno mai avuto una sistematica regolarità. Tuttavia lo sfalsamento di posizione tra un foro è l’altro, non è mai completamente “fuori asse”: c’è sempre una porzione larga una ventina di centimetri che coincide con la medesima porzione del foro precedente e susseguente. I fori meglio conservati e più definiti si...
CART RUTS TRANCIATE DA CAVE D’ESTRAZIONE
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Salto ogni preambolo, rimandando a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.
La facile tendenza accademica è stata, nella maggior parte dei casi riguardanti le cart ruts, quella di considerarle in funzione delle latomie, ossia delle cave, con le quali molto spesso (ad esempio nei casi di contrada Targia o contrada Pizzuta) condividono lo stesso territorio.
Secondo tale tesi, le carraie si sarebbero indirettamente create a causa dell’usura della roccia a ogni passaggio di carri o slitte cariche di blocchi di pietra estratti. Non riprendo le argomentazioni fin qui esposte al fine di dimostrare che si tratta di una tesi che a un’analisi approfondita delle cart ruts ha fondamenta poco solide. Tuttavia aggiungo un tassello dimostrando la non plausibilità di una loro connessione in termini...
CART RUTS E QUALCHE SPORGENZA DI TROPPO
Leggi anche LA LEVIGATURA DELLE CART RUTS
Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.Vagliando la possibilità che le cart ruts siano state gradualmente scavate dal passaggio di carri trainati da animali da soma, ad esempio coppie di buoi, osservando determinati tratti delle cart ruts presenti in contrada Granatari Vecchi, a Rosolini, e in contrada Pizzuta, a ridosso della Riserva di Vendicari, sorgono due domande:
1. Perché costringere gli animali a passare su asperità e sporgenze alte, rispetto alla base dei solchi, anche 60-70 centimetri?
2. Perché, alla presenza di tali ostacoli, non optare per una deviazione?
Per Mottershead, Pearson e Schaefer tali sporgenze si sono manifestate a posteriori, poiché ai tempi dei passaggi dei carri, uno strato di terra ricopriva il banco roccioso, non...
LA LEVIGATURA DELLE CART RUTS
Leggi anche I PROBLEMATICI BORDI DEI SOLCHI DELLE CART RUTS
Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.
Per procedere a questo paragone ho scelto un probabile capitello e l’angolo di un incavo presente in un blocco delle mura nord di Eloro che parrebbe somigliare a un pinax, cioè a una nicchia che avrebbe ospitato un affresco degli heroa, ma che un’osservazione più accorta rimanda a un sistema funzionale alla presa del blocco tramite un argano a pinza. Entrambi gli elementi sono, come le curt ruts, rimasti per millenni in balia delle intemperie, soggetti quindi a un paragonabile logorio dovuto al passare del tempo. La rifinitura del capitello dovrebbe essere di alto livello, poiché elemento architettonico avente funzione anche estetica. L’incavo, invece, avrebbe dovuto esigere solo una rifinitura...
I PROBLEMATICI BORDI DEI SOLCHI DELLE CART RUTS
Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.Come riscontrabile anche in altri siti nel mondo, in alcune cart ruts da me visitate, in particolare in contrada Cugni a Pachino, in contrada Granati Vecchi a Rosolini e in contrada Targia a Siracusa, si rileva una netta bordatura, una sorta di cornice, a fianco ai solchi, maggiormente marcata esternamente, appena accennata internamente.
Le bordature da me misurate hanno una larghezza di 14-20 centimetri e un’altezza di 8-10 centimetri.
Non in tutte le cart ruts tali cornici sono presenti o particolarmente evidenti, a prescindere dal grado di usura o degrado. Si riscontrano soprattutto nelle cart ruts dai solchi meno profondi.
Come già ampiamente descritto, data la presenza di solchi dalla profondità anche di 65-70 centimetri, le ruote di un eventuale veicolo...
IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (QUARTA PARTE)
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Clapham Junction
Come nel sito maltese Misrah Ghar Il-Kbir, anche nelle contrade Targia e Granatari Vecchi le cart ruts si intersecano e si incrociano in modo simile agli scambi dei binari in una stazione ferroviaria. Il soprannome Clapham Junction che è stato dato da David H. Trump al sito maltese, deriva proprio dalla somiglianza con la nota stazione ferroviaria inglese. Per la Sagona si tratta di solchi agricoli e canali d’acqua, per Mottershead, Pearson e Schaefer si tratta di percorsi abbandonati per via di ostacoli e usura. Non sappiamo ovviamente quale fosse la morfologia del territorio siracusano e rosolinese ai tempi in cui furono tracciate le cart ruts, ma considerando il contesto attuale, di certo non ci sarebbe stato alcun motivo agricolo per realizzarle, data la presenza di terreni fertili, di fonti e corsi d’acqua dolce...
IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (TERZA PARTE)
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Considerazioni sulle tesi di Mottershead, Pearson e Schaefer
Trovo tale studio estremamente interessante, anche se mi perplime quest’enfasi sulla perdita di durezza della roccia bagnata dato che Malta è fra i territori europei a maggior rischio di desertificazione (come lo è purtroppo anche la zona sud orientale della Sicilia). Non sappiamo esattamente che clima ci fosse a Malta durante la realizzazione delle cart ruts, dato che non sappiamo nemmeno con certezza a che epoca risalgano. In ogni caso, potrebbe essere comprensibile prendere il fattore umidità in forte considerazione, in relazione a un territorio costantemente soggetto a precipitazioni, ma per quale motivo gli antichi maltesi avrebbero dovuto intensamente fare viaggi con carri carichi proprio dopo un acquazzone, con tutti i disagi che per esempio il fango avrebbe...