UCRAINA: FAR FINTA SOLO DI SAPERE COSA NON FARE
UCRAINA: FAR FINTA SOLO DI SAPERE COSA NON FARE
Fonte Foto: Antonino Rampulla



Le migliaia di persone che ieri sera, 24 febbraio 2022, hanno affollato le piazze delle principali città russe per protestare contro l’invasione dell’Ucraina, consapevoli di rischiare soppressioni e arresti (puntualmente avvenuti), sono portatrici della più forte presa di posizione critica ed etica di questi disgraziati giorni. È l’evidenza di quanto le arbitrarie strumentalizzazioni storiche, pericolose perché se divenissero accettata usualità giustificherebbero qualunque velleità di dannunziana memoria (comprese le rivendicazioni cinesi di Taiwan), siano considerate folli anche da una buona porzione di popolazione russa.

La questione urgente da risolvere riguarda le regole del relativismo. Proferendo solo di ciò di cui ho diretta memoria (avendone personalmente vissuto tutta la narrazione mediatica), mi chiedo quale sia “eticamente” la differenza tra le invasioni del Kuwait, i soprusi di Milosevic, di Assad o di Gheddafi, rispetto all’invasione dell’Ucraina (mentre sto scrivendo, le truppe di Putin sono a pochi chilometri da Kiev, con buona pace delle intenzioni di esclusiva tutela dei filorussi del Donbass). Perché non si è pensato a “pesantissime sanzioni” anche per l’Iraq o per la Serbia, invece di metterli a ferro e fuoco? Tra l’altro “pesantissime sanzioni” i cui contraccolpi sono molto più gravi per gli europei rispetto agli americani… Purtroppo la risposta, al netto delle retoriche da salotto diplomatico, è di una banalità sconcertante: Putin non solo dispone di missili ipersonici, difficili da intercettare, capaci di trasportare testate nucleari ma anche della giusta dose di follia per utilizzarli (come ha, nemmeno troppo velatamente, già minacciato di fare); inoltre è evidente che non sia troppo “conveniente” preservare l’integrità dell’Ucraina… Insomma, non ne vale la pena… Si difendano da sé… Dopotutto l’Ucraina non fa parte della Nato! E il Kuwait? E il Kosovo? Facevano parte della Nato?

Insomma, l’etica che giustifica gli interventi militari degli sceriffi dell’universo è relativa (relativa a quanto è militarmente forte l’avversario, relativa a quanto sia economicamente conveniente). Da tale conclusione non voglio che semplicisticamente si deduca che la “cosa giusta” da fare sia intervenire militarmente in difesa dell’Ucraina, perché la rappresaglia nucleare è un problema reale. Rimane però il fatto che il bullo della scuola sta massacrando sotto i nostri occhi il nostro amichetto e noi non stiamo facendo nulla, tranne che dirgli che non giocheremo più con lui. Probabilmente il bullo ci resterà male, dopo, ma nel frattempo continua a massacrare il nostro debole amichetto. I fatti sono questi. Questa è la nostra impotenza che mette a nudo la nostra ipocrita e relativa etica.

Non voglio appesantire ulteriormente il discorso ma oggi certi scervellamenti filosofici sono quanto mai urgenti e attuali. Perché questa immobilità richiama moltissimo quel salto nel buio a cui Kierkegaard accennava, che non siamo disposti a fare. Questo far finta di sapere cosa fare (o meglio, cosa non fare) è il tradimento della radicale assunzione di responsabilità che per Heidegger definiva (scusate la barbarie semplificativa) l’essenza stessa dell’uomo (infatti per il filosofo tedesco, parafrasando parecchio, l’esserci è l’essere per cui, nella pratica della sua esistenza, ne va del suo essere stesso). Insomma, sapremmo quasi “istintivamente” cosa fare (cioè che la follia di Putin andrebbe fermata) ma non sappiamo come farlo (e quel poco che facciamo non è veramente farlo) per la lecita paura delle potenziali conseguenze in termini distruttivi. Almeno nel ’39 non esisteva ancora la deterrenza nucleare…
Se un referendum mondiale mi chiedesse se sono favorevole all’abolizione degli eserciti nazionali, oggi probabilmente avrei difficoltà a rispondere sì, pensando al fanatismo “panrusso” oggi o dello Stato islamico ieri. E mi dispiace se ho perso il romanticismo dei vent’anni. In cuor mio mi sento ancora un nonviolento. Tuttavia che fare se il Putin di turno s’inventasse un anacronistico irredentismo che mettesse a repentaglio la casa in cui sto dando un tetto ai miei figli?
Fonte Testo: Antonino Rampulla
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CART RUTS MODELLATE SU ROCCIA MORBIDA? CART RUTS MODELLATE SU ROCCIA MORBIDA?
Torna a CREMAGLIERA O ALLOGGIAMENTO PER GLI ZOCCOLI? Alcune cart ruts di contrada Targia, a Siracusa, e la maggior parte delle cart ruts di Granatari Vecchi, a Rosolini, danno l’impressione di essere state impresse, modellate, su una roccia all’origine viscosa, non del tutto solida. Per quanto assurda possa sembrare quest’ipotesi, in particolare a Granatari Vecchi, la morbidezza delle forme e l’uniformità quanto meno anomala del banco roccioso, come se si trattasse di una gettata di cemento, che ospita le cart ruts, è un unicum rispetto al contesto litico in zona. A Targia tale fenomeno è meno impressionante ma se si considerano le cart ruts essenzialmente carraie, quindi strade solcate derivanti indirettamente dal passaggio ripetuto dei carri lungo il medesimo tragitto, non si comprende il motivo per cui tale uniformità e levigazione sia presente, nella maggior parte...
CREMAGLIERA O ALLOGGIAMENTO PER GLI ZOCCOLI? CREMAGLIERA O ALLOGGIAMENTO PER GLI ZOCCOLI?
Torna a CART RUTS TRANCIATE DA CAVE D’ESTRAZIONE In presenza di pendenze, anche leggere, in alcune cart ruts in contrada Targia, a Siracusa, si rilevano dei fori centrali dal diametro tra 30 e 50 centimetri e dalla profondità di 15-20 centimetri, distanti tra loro circa 50 centimetri. Non appare perfettamente regolare né la posizione (non sono esattamente al centro della carraia e perfettamente allineati tra loro), né la forma: o lo scorrere del tempo e l’eventuale usura ne hanno modificato profondamente l’originaria forma o, semplicemente, non hanno mai avuto una sistematica regolarità. Tuttavia lo sfalsamento di posizione tra un foro è l’altro, non è mai completamente “fuori asse”: c’è sempre una porzione larga una ventina di centimetri che coincide con la medesima porzione del foro precedente e susseguente. I fori meglio conservati e più definiti si...
CART RUTS TRANCIATE DA CAVE D’ESTRAZIONE CART RUTS TRANCIATE DA CAVE D’ESTRAZIONE
Torna a CART RUTS E QUALCHE SPORGENZA DI TROPPO Salto ogni preambolo, rimandando a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale. La facile tendenza accademica è stata, nella maggior parte dei casi riguardanti le cart ruts, quella di considerarle in funzione delle latomie, ossia delle cave, con le quali molto spesso (ad esempio nei casi di contrada Targia o contrada Pizzuta) condividono lo stesso territorio. Secondo tale tesi, le carraie si sarebbero indirettamente create a causa dell’usura della roccia a ogni passaggio di carri o slitte cariche di blocchi di pietra estratti. Non riprendo le argomentazioni fin qui esposte al fine di dimostrare che si tratta di una tesi che a un’analisi approfondita delle cart ruts ha fondamenta poco solide. Tuttavia aggiungo un tassello dimostrando la non plausibilità di una loro connessione in termini...
CART RUTS E QUALCHE SPORGENZA DI TROPPO CART RUTS E QUALCHE SPORGENZA DI TROPPO
Leggi anche LA LEVIGATURA DELLE CART RUTS Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.Vagliando la possibilità che le cart ruts siano state gradualmente scavate dal passaggio di carri trainati da animali da soma, ad esempio coppie di buoi, osservando determinati tratti delle cart ruts presenti in contrada Granatari Vecchi, a Rosolini, e in contrada Pizzuta, a ridosso della Riserva di Vendicari, sorgono due domande: 1. Perché costringere gli animali a passare su asperità e sporgenze alte, rispetto alla base dei solchi, anche 60-70 centimetri? 2. Perché, alla presenza di tali ostacoli, non optare per una deviazione? Per Mottershead, Pearson e Schaefer tali sporgenze si sono manifestate a posteriori, poiché ai tempi dei passaggi dei carri, uno strato di terra ricopriva il banco roccioso, non...
LA LEVIGATURA DELLE CART RUTS LA LEVIGATURA DELLE CART RUTS
Leggi anche I PROBLEMATICI BORDI DEI SOLCHI DELLE CART RUTS Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale. Per procedere a questo paragone ho scelto un probabile capitello e l’angolo di un incavo presente in un blocco delle mura nord di Eloro che parrebbe somigliare a un pinax, cioè a una nicchia che avrebbe ospitato un affresco degli heroa, ma che un’osservazione più accorta rimanda a un sistema funzionale alla presa del blocco tramite un argano a pinza. Entrambi gli elementi sono, come le curt ruts, rimasti per millenni in balia delle intemperie, soggetti quindi a un paragonabile logorio dovuto al passare del tempo. La rifinitura del capitello dovrebbe essere di alto livello, poiché elemento architettonico avente funzione anche estetica. L’incavo, invece, avrebbe dovuto esigere solo una rifinitura...
I PROBLEMATICI BORDI DEI SOLCHI DELLE CART RUTS I PROBLEMATICI BORDI DEI SOLCHI DELLE CART RUTS
Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.Come riscontrabile anche in altri siti nel mondo, in alcune cart ruts da me visitate, in particolare in contrada Cugni a Pachino, in contrada Granati Vecchi a Rosolini e in contrada Targia a Siracusa, si rileva una netta bordatura, una sorta di cornice, a fianco ai solchi, maggiormente marcata esternamente, appena accennata internamente. Le bordature da me misurate hanno una larghezza di 14-20 centimetri e un’altezza di 8-10 centimetri. Non in tutte le cart ruts tali cornici sono presenti o particolarmente evidenti, a prescindere dal grado di usura o degrado. Si riscontrano soprattutto nelle cart ruts dai solchi meno profondi. Come già ampiamente descritto, data la presenza di solchi dalla profondità anche di 65-70 centimetri, le ruote di un eventuale veicolo...
IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (QUARTA PARTE) IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (QUARTA PARTE)
Clicca qui per tornare alla terza parte Clapham Junction Come nel sito maltese Misrah Ghar Il-Kbir, anche nelle contrade Targia e Granatari Vecchi le cart ruts si intersecano e si incrociano in modo simile agli scambi dei binari in una stazione ferroviaria. Il soprannome Clapham Junction che è stato dato da David H. Trump al sito maltese, deriva proprio dalla somiglianza con la nota stazione ferroviaria inglese. Per la Sagona si tratta di solchi agricoli e canali d’acqua, per Mottershead, Pearson e Schaefer si tratta di percorsi abbandonati per via di ostacoli e usura. Non sappiamo ovviamente quale fosse la morfologia del territorio siracusano e rosolinese ai tempi in cui furono tracciate le cart ruts, ma considerando il contesto attuale, di certo non ci sarebbe stato alcun motivo agricolo per realizzarle, data la presenza di terreni fertili, di fonti e corsi d’acqua dolce...
IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (TERZA PARTE) IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (TERZA PARTE)
Clicca qui per tornare alla SECONDA PARTE Considerazioni sulle tesi di Mottershead, Pearson e Schaefer Trovo tale studio estremamente interessante, anche se mi perplime quest’enfasi sulla perdita di durezza della roccia bagnata dato che Malta è fra i territori europei a maggior rischio di desertificazione (come lo è purtroppo anche la zona sud orientale della Sicilia). Non sappiamo esattamente che clima ci fosse a Malta durante la realizzazione delle cart ruts, dato che non sappiamo nemmeno con certezza a che epoca risalgano. In ogni caso, potrebbe essere comprensibile prendere il fattore umidità in forte considerazione, in relazione a un territorio costantemente soggetto a precipitazioni, ma per quale motivo gli antichi maltesi avrebbero dovuto intensamente fare viaggi con carri carichi proprio dopo un acquazzone, con tutti i disagi che per esempio il fango avrebbe...